A Giuseppe Limone e ai suoi figli Angelo e Fenicia

di Giuseppe Limone

di Aida Giannetti Bovi

Sant’Arpino, 24 e 25 novembre 2012, due giorni di Convegno dal titolo Filosofia e Poesia come Passioni dell’Anima Civile, in onore del Prof. Giuseppe Limone per riconoscere e premiare il suo impegno e la sua dedizione per la comunità santarpinese.

Numerosi interventi, dai tanti contenuti, hanno approfondito il percorso filosofico-didattico, ma soprattutto poetico di Giuseppe Limone.

Dalle parole di amici, studenti, collaboratori e colleghi si sono risaltate le molteplici realtà di un’emozione che si fa pensiero e forma negli scritti ed opere di un uomo ché è innanzitutto un uomo (persona), ma anche un figlio, un amico, un compagno di studi, un docente, un avversario costruttivo dell’altrui pensiero.

Tanti gli onori e gli allori per questo Grande Umano Pensatore.

Tutti presi dal singolare evento, impegnati a trovare le parole giuste per rendere i giusti onori si è forse caduti, però, nell’errore, senza averne colpa per il lodevole impegno profuso per l’iniziativa, di procedere, per usare le parole del Professore, come tanti cavalli da tiro con i paraocchi.

Anche io sono caduta inizialmente nel medesimo errore di osservatore, fino a quando nel pomeriggio del 24 ho visto entrare un uomo, felice della sua fragilità, accompagnato da due Angeli; egli, con la sua mano sulla spalla dell’uno, il più grande degli angeli, cercava e trovava il suo sostegno; nell’altro, il più piccolo, con la sua mano grande avvolgendo quella dell’angelo più piccolo, cercava e trovava la conferma del suo grande e reciproco amore.

Quel pomeriggio ho contemplato un quadro mai dipinto e letto una poesia mai scritta perché non c’era il bisogno né di dipingerlo né di scriverla.

Una realtà segreta, profonda e condivisa di quell’uomo e i suoi angeli aveva trovato la sua forma in un gesto. Quell’uomo con i suoi angeli era ed è Giuseppe Limone con i suoi figli: Angelo e la piccola Fenicia.

 

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