Luoghi per una memoria

di Giuseppe Limone

di Giovanni D’Elia

Da dove iniziamo, caro Peppe? Dalle scuole elementari, da casa tua, dall’Azione Cattolica, dall’Associazione Culturale Atellana, da Critica Meridionale, dai nostri confronti-scontri nella piazza Umberto I e nel Consiglio comunale? Ognuno di questi luoghi è ricco di ricordi, di esperienze, di impegni, di speranze, di delusioni, di contraddizioni, di vittorie e di sconfitte.

Un teatro dove insieme, tu e io ci siamo formati, siamo cresciuti e abbiamo avuto una presenza, tu enormemente più di me, che ha lasciato qualche traccia e che costituisce la linea sottile di una comune memoria.

Il nostro percorso è iniziato lì, in quello spazio immenso della nostra infanzia, lungo i cinque anni di apprendimento scolastico sotto la guida di un vero Maestro, il professore Domenico Ievoli.

Te lo ricordi, vero? La sua umanità e la sua capacità di insegnare, di farci apprendere, unite a una severità che mai mortificava la nostra dignità. Sì, perché il nostro professore conosceva bene la psicologia dell’alunno, sapeva vedere in profondità e cogliere le differenze e le esigenze di ognuno di noi. E noi tutti, ma in particolare tu, io, Umberto Cinquegrana, Pasquale Morosini non abbiamo mai dimenticato la sua lezione e volemmo testimoniare la nostra gratitudine con una prefazione a un libro che ricordava il suo impegno politico e sociale nella stagione del nascente regionalismo italiano. Erano gli anni Settanta. Il libro, Un uomo, garanzia di libertà e di democrazia, era un omaggio ai cinque anni di impegno (tanti quanti erano stati gli anni del suo insegnamento) di Domenico Ievoli quale consigliere e assessore regionale al lavoro nella prima legislatura della Regione Campania. E noi, gli ex alunni della 5A, sottolineavamo nella prefazione «l’appassionato, convinto ruolo di un regionalista, di un uomo che, cosciente dei propri limiti, non ha dimenticato che quanto ha proposto e realizzato, egli lo deve, soprattutto, a quella grande, impareggiabile lezione offertagli dal mondo del lavoro», dove fianco a fianco, giorno e notte, per più di vent’anni, ha lavorato con i protagonisti, i lavoratori, per l’affermazione e la crescita di un’autentica democrazia che – come scrisse Tocqueville – «Si difende facendo continuamente qualcosa che l’autentichi; cioè traducendo in risposte, di continuo, le legittime domande popolari». Un insegnamento che ha plasmato i nostri percorsi di vita e ci ha fatto, sia pure da sponde diverse, prendere consapevolezza dell’assoluta necessità di rendere coerenti, nonostante contraddizioni e oggettive difficoltà, le parole e i segni!

 

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