di Giovanni D’Elia
Da dove iniziamo, caro Peppe? Dalle scuole elementari, da casa tua, dall’Azione Cattolica, dall’Associazione Culturale Atellana, da Critica Meridionale, dai nostri confronti-scontri nella piazza Umberto I e nel Consiglio comunale? Ognuno di questi luoghi è ricco di ricordi, di esperienze, di impegni, di speranze, di delusioni, di contraddizioni, di vittorie e di sconfitte.
Un teatro dove insieme, tu e io ci siamo formati, siamo cresciuti e abbiamo avuto una presenza, tu enormemente più di me, che ha lasciato qualche traccia e che costituisce la linea sottile di una comune memoria.
Il nostro percorso è iniziato lì, in quello spazio immenso della nostra infanzia, lungo i cinque anni di apprendimento scolastico sotto la guida di un vero Maestro, il professore Domenico Ievoli.
Te lo ricordi, vero? La sua umanità e la sua capacità di insegnare, di farci apprendere, unite a una severità che mai mortificava la nostra dignità. Sì, perché il nostro professore conosceva bene la psicologia dell’alunno, sapeva vedere in profondità e cogliere le differenze e le esigenze di ognuno di noi. E noi tutti, ma in particolare tu, io, Umberto Cinquegrana, Pasquale Morosini non abbiamo mai dimenticato la sua lezione e volemmo testimoniare la nostra gratitudine con una prefazione a un libro che ricordava il suo impegno politico e sociale nella stagione del nascente regionalismo italiano. Erano gli anni Settanta. Il libro, Un uomo, garanzia di libertà e di democrazia, era un omaggio ai cinque anni di impegno (tanti quanti erano stati gli anni del suo insegnamento) di Domenico Ievoli quale consigliere e assessore regionale al lavoro nella prima legislatura della Regione Campania. E noi, gli ex alunni della 5A, sottolineavamo nella prefazione «l’appassionato, convinto ruolo di un regionalista, di un uomo che, cosciente dei propri limiti, non ha dimenticato che quanto ha proposto e realizzato, egli lo deve, soprattutto, a quella grande, impareggiabile lezione offertagli dal mondo del lavoro», dove fianco a fianco, giorno e notte, per più di vent’anni, ha lavorato con i protagonisti, i lavoratori, per l’affermazione e la crescita di un’autentica democrazia che – come scrisse Tocqueville – «Si difende facendo continuamente qualcosa che l’autentichi; cioè traducendo in risposte, di continuo, le legittime domande popolari». Un insegnamento che ha plasmato i nostri percorsi di vita e ci ha fatto, sia pure da sponde diverse, prendere consapevolezza dell’assoluta necessità di rendere coerenti, nonostante contraddizioni e oggettive difficoltà, le parole e i segni!